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Chiesa del Monastero
di Michele Rocco

La Chiesa, così come la vediamo oggi, è stata ricostruita qualche anno dopo rispetto al complesso monastico (realizzato nel 1730). La chiesa preesistente faceva parte dell’originale conventino dei carmelitani, aveva due porte d’ingresso e solo quattro altari. La chiesa che vediamo è in stile barocco, sia nella facciata che negli interni. Anch’essa (insieme al monastero) fu voluta dal Marchese Bartolomeo Rota (feudatario di Colletorto), con riserva di propri diritti.

 

Entrando nella chiesa si rimane affascinati dalla visione complessiva del suo interno. Colpisce immediatamente, sullo sfondo, nell’abside, in alto, il magnifico organo intagliato, opera realizzata nel 1762 da Francesco D’Onofrio, fine organaro di Caccavone, l’attuale Poggio Sannita. Si notano immediatamente i quattro archi bilaterali, ornati di stucchi, che delimitano altrettante cappelle, poste nelle navate laterali.

Sulle colonne troviamo i grandi quadri della Via Crucis (sezione tematica) realizzati dal pittore Paolo Gamba di Ripabottoni, su commissione di cittadini benestanti di Colletorto. Sulla volta sono presenti due affreschi rappresentati l’Assunzione, e San Michele, opere dell’artista napoletano Placido Flaxis. Lo stesso autore ha affrescato le lunette dei santi presenti nella chiesa e indorato gli stucchi. Potrebbe essere lui anche l’autore dei quadri della Via Crucis (attribuiti al Gamba).
(il testo in blu è stato rielaborato dal mio libro e concesso al Comune di Colletorto per l'audioguida dei monumenti del paese - 2025).

 

Uno dei gioielli presenti in questa chiesa scrigno, posto nell’abside, è il Coro Ligneo intarsiato (sezione tematica). Realizzato e portato a termine nel 1766 da un autore sconosciuto, ma riconducibile ad un Maestro Francescano. Nelle 21 tarsìe che abbelliscono il coro, posto in due ordini di scanni, sono rappresentate scene del Vecchio Testamento. Dalla Cacciata dal Paradiso (tarsìa centrale), al Diluvio Universale, passando per l’Uccisione di Abele, alla Distruzione di Sodoma, a Sansone ingannato. Il coro, per la sua pregevolezza, ha raggiunto le case dei molisani e tutte le località italiane, in quanto raffigurato sulla copertina dell’elenco telefonico del 1996-97.

Nelle cappelle troviamo le statue dei santi, alcune di notevole fattura. Alla ricostruzione, a metà del 1700, la chiesa continua ad avere la sua originale intitolazione a Santa Maria del Carmine. Al suo interno è ammirabile, nell’ultimo altare della navata sinistra, una magnifica statua della Madonna del Carmine, realizzata dall’insigne artista campobassano Paolo Saverio di Zinno (sezione tematica), proprio quello dei famosi Misteri che sfilano a Campobasso nel Corpus Domini. Nel penultimo altare di sinistra è ammirabile un’altra opera eccelsa dello stesso di Zinno, l’Immacolata Concezione.

 

Nella prima cappella a Sinistra, subito dopo l’ingresso vi è la statua di San Matteo, di cui si celebra la festa, in paese, il 21 settembre di ogni anno. Subito dopo vi è l’altare di San Gennaro, che era già presente nella chiesa più antica. Nella navata di destra troviamo, in particolare, la cappella di Sant’Antonio, seconda in ordine di entrata, di cui si celebra la festa l’11 giugno. Ad essa è legato il nome della famiglia Campanelli ed in particolare di Don Romolo, grande benefattore, che volle che la festa fosse celebrata con spari e banda a sue spese. Tra l’altro dispose un contributo da darsi, con estrazione ad evidenza pubblica, a coppie di sposi indigenti, proprio nel giorno della festa del Santo (il 13 giugno).
Per i suoi meriti, il Largo sottostante la scalinata del Monastero, è stato intitolato proprio a Don Romolo Campanelli.

 

Al tempo del Marchese Rota, queste cappelle erano delle vere e proprie istituzioni. Avevano un loro procuratore che acquisiva donazioni testamentarie o alienazione di beni che i colletortési facevano anche davanti alla cappella del santo, alla presenza del notaio e di testimoni. I proventi erano usati per prestiti di denaro a chi ne faceva richiesta, sotto cauzione e con gli interessi. Tutto a nome del Marchese Sindaco Apostolico. Del resto in più punti della chiesa si può osservare il suo stemma, una ruota raggiata (in cima all’arco absidale, all’organo e sull’altare marmoreo). Presso il monastero operava la Congregazione del Terz’Ordine Francescano con confratelli e consorelle laici. La partecipazione alla Congregazione richiedeva anche un contributo personale ricorrente. Alla loro morte avevano il diritto di essere seppelliti negli spazi riservati alla sepoltura intorno alla chiesa.
I lasciti testamentari sono continuati anche nel secolo scorso e facevano capo alla Congrega di Carità presso il Monastero. Uno di questi lasciti, per volontà dello stesso donante, Pardo Pannunzio, portò alla creazione dell’asilo d’infanzia nel monastero, gestito dalle suore.

Colletorto, il paese, i monumenti, le opere d'arte

 

La Chiesa del Monastero nel CD-ROM del 1997

Le Chiese di Colletorto

 

Il Monastero di Sant'Alfonso de' Liguori

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