Dice Gabriele D'Annunzio: "Settembre andiamo è tempo di migrare...". Il riferimento è a quando le greggi in Abruzzo lasciavano le montagne, dove avevano trascorso il periodo estivo, brucando erba fresca, per essere condotte in Puglia dove il clima era più mite e potevano svernare. Tra aprile e maggio, quando l'erba in Puglia cominciava a seccarsi, le greggi venivano riportate verso la montagna d'Abruzzo in particolare, ma anche, se in minor misura, verso la montagna molisana.
Questa lunghissima "strada" erbosa, ha anche una considerevole larghezza, di oltre un centinaio di metri, conservata in più punti. Questa larghezza ci permette persino di individuare il tratturo nelle mappe satellitari di Google, nonostante la sua natura erbosa che tende a confondelo con l'ambiente circostante.
Una tale considerevole larghezza era stabilita per legge, non solo perchè, al tempo, le greggi che vi transitavano erano numerose, ma anche per permettere agli animali di cibarsi dell'erba che vi nasceva lungo il percorso. Era impensabile portarsi dietro il fieno per sfamare migliaia di animali.
Di notte c'erano le aree di sosta, opportunamente preparate dai alcuni pastori che, a cavallo e forniti del necessario (reti e quant'altro), anticipavano, appositamente, l'arrivo del gregge o della mandria. Pecore, mucche ma anche gli uomini potevano riposare, così da poter intraprendere la tappa del giorno successivo.
In entrambi i percorsi, di andata e di ritorno, uomini e animali dovevano affrontare un faticoso viaggio di più giorni. Era un mestiere esclusivamente da uomini, che durante il percorso si cibavano di quello che gli avevano preparato le loro donne prima della partenza. Cibi conservati con le tecniche del tempo, come la salagione. I pastori, durante il tragitto, si cibabano anche dei prodotti caseari derivanti dalla mungitura. Prodotti che venivano dati anche ai contadini locali, che in cambio offivano i prodotti della terra e anche cibo per gli animali. I pastori, durante il tragitto, dovevano accudire regolarmente gli animali e la mungitura rientrava tra queste operazioni.
I tratturi sono percorsi prevalentemmente a segmenti, diciamo, "rettilinei", in quanto le asperità del territorio non rappresentano un ostacolo per gli animali. Dalla pianura si inerpicano su creste collinari per poi ridiscendere nelle vallate dei torrenti. Naturalmente per oltrepassare torrenti e fiumi non cerano (e non ci sono) ponti, gli animali dovevano guadarli. Le discese a valle verso i torrenti, sono, a volte, talmente ripide che gli stessi pastori (credo) abbiano dato, nel tempo, nomi evocativi, come "scorcia capra". Evidentemente le capre vi scendevano così velocemente da lacerarsi la pelle vicino a qualche arbusto. In verità, gli animali, brucando l'erba, non davano tempo di crescita a qualsiasi forma arborea. Tutt'oggi, forse a causa dell'indurimento del suolo per i passati calpestii (ma anche per il transito, in periodi più recenti, di mezzi agricoli), è ancora possibile osservare lunghi tratti esclusivamente erbosi.
Un tempo, quando vi si trantitava con gli animali, c'era così tanta attenzione ai tratturi che era vietato occuparli - Regio Tratturo. Tutt'oggi, i tratturi sono protetti dalla legge (nazionale e regionale), anche se, in parte, abusivamente nel tempo, sono stati occupati per lavorarli, ma, in modo stabile, anche per impiantarvi aziende agricole.
Tutte le opere che venivano fatte, strade, ferrovie dovevano tener conto del passaggio del tratturo. Lo si scavalcava con ponti o vi si passava sotto con sottopassi. Non poteva essere in alcun modo interrotto per non dare alcun disturbo agli animali.
Proprio per la presenza del tratturo, l'uomo ha lasciato il proprio segno costruendovi, lungo il percorso, simboli significativi, che, in qualche caso, hanno resistito al tempo e alla mano distruttrice dell'uomo stesso.
Fino a 50 anni fa sui tratturi transitavano ancora le greggi e questo ha fatto si che in Molise si siano in parte conservati.
Già da qualche decennio si è posta l'attenzione per il loro recupero a fini turistici. Da qualche anno la famiglia Colantuono porta sui tratturi, dalla Puglia a Frosolone, una mandria di 300 bovini e grazie anche a questa iniziativa, la Transumanza è diventata patrimonio dell'UNESCO.
Oggi si stà pensando a far diventare i tratturi una risorsa turistica. Un turismo lento a piedi, a dorso di cavallo e persino in bicicletta (ripide permettendo), tra il verde, riscoprendo i luoghi che hanno rappresentato momenti di vita del passato. |