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La Transumanza è un'antica pratica svolta fin dai tempi più remoti dai pastori, d'Abruzzo in particolare, per spostare glia armenti, nel mese di settembre, dalle zone di montagna a quelle di pianura in Puglia (svernamento). Lo spostamento si svolgeva anche per il ritorno dalla pianura alla montagna nel mese di maggio. Le greggi potevano così portarsi di nuovo nei pascoli di altura dove c'era disponibilità di erba fresca. Il passaggio per il Molise era d'obbligo e in questa regione ancora esistono i tratturi, larghe vie verdi in cui gli armenti potevano anche pascolare durante il percorso.
La famiglia Colantuono di Frosolone, un paese di montagna del Molise, ancora pratica la transumanza. Una mandria di oltre 300 bovini viene condotta dalla masseria di proprietà in Puglia fino alla frazione di Acquevive di Frosolone. Questo avviene tutti gli anni verso la fine del mese di maggio. A governare i bovini nel loro percorso sono decine di mandriani a cavallo che spronano le mucche con antichi gesti ed incitazioni.
Il percorso necessita di quattro giorni di "marce forzate" nei pendii collinari tra creste e valli. Il percorso dei tratturi è pressoché rettilineo e per questa ragione si affrontano anche pendenze considerevoli.
1° Giorno San Marco in Lamis- Doganella del Fortore. La partenza avviene dalla Masseria di San Marco in Lamis in Puglia. I tempi vengono calcolati in modo che si possa raggiungere in serata il primo posto di bivacco. Questo avviene ancora in Puglia, nei pressi del fiume Fortore. In questa località in agro di San Paolo di Civitate vi è anche un notevole fabbricato, ormai rudere, detto della "doganella", un tempo vi si pagava il dazio di passaggio come ancora recita un'epigrafe riportata sulla facciata dell'edificio. Vi è anche una chiesetta, tipiche lungo i percorsi tratturali.
Le mucche, dovendo compiere percorsi in salita, con il caldo si affaticano, e, pertanto, si sceglie di farle muovere nel pomeriggio. Questo avviene nel secondo giorno.
2° giorno Doganella-Santa Croce di Magliano. Partenza quindi nel pomeriggio dalla doganella, attraversamento del Fortore su un comodo ponte (ora) e via verso i percorsi collinari che caratterizzano il Molise.
Allo scampanio continuo si sovrappongono le voci dei mandriani che incitano le mucche a muoversi e coi loro gesti le riconducono sulla “retta via” per evitare lo sconfinamento nei terreni coltivati. In verità è più facile, per cattive abitudini consolidate, che siano gli agricoltori ad invadere i percorsi tratturali con le loro colture e, a volte, anche con costruzioni.
E' quasi un continuo sali scendi e attraversamento di rivoli. Uno di questi in particolare comincia ad impegnare la mandria durante il percorso. Si tratta del guado del torrente Tona che, in questo periodo di tarda primavera, ha ancora un flusso d'acqua abbastanza consistente. Qui le mucche si soffermano a bere anche qualche sorso d'acqua e tendono ad attardarsi per "godere" della frescura dell'acqua sulle zampe. I mandriani, però, le incitano alla ripartenza e così inizia di nuovo il lungo filare bianco e l'incessante scampanio.
Si sale alla volta di Santa Croce di Magliano, si giunge in paese che è già sera, nell’accoglienza festosa degli abitanti. Le mucche vengono convogliate in uno spazio erboso apposito dove passeranno la notte. Anche i mandriani, stanchi della fatica, scendono da cavallo, tolgono gli scarponi e, se il tempo è stato inclemente, tolgono anche gli indumenti per farli asciugare ai falò. Si prepara la cucina ed anche gli abitanti del paese fanno la loro parte. Ma nonostante l'accoglienza e il clima festoso, dopo cena occorre dormire in quanto domani c'è da affrontare una tappa per l'intera giornata.
3° giorno Santa Croce di Magliano-Quercigliole (Ripalimosani). Da Santa Croce si parte prima dell'alba. Se non fosse per le luci artificiali, ci sarebbe (quando c'è) solo la luna ad illuminare con la sua luce fioca i preparativi e la partenza. Appena si esce dal paese, iniziano i primi chiarori e ci si immette nel Tratturo Lago Celano-Foggia. Si lascia a sinistra uno dei luoghi molto frequentati dai pastori in passato, la chiesetta di Sant'Elena (agro di San Giuliano di Puglia), una volta badia con annesso convento di origini longobarde. Dopo alcuni saliscendi con relativa pendenza, si entra nell'agro di Bonefro, attraversata la provinciale che porta a Colletorto, ci si appresta ad affrontare una ripida discesa, dal nome alquanto significativo "scorciacapra". Si arriva al torrente Cigno che non dà problemi di guado, si risale in agro di Sant'Elia a Pianisi per giungere nei pressi della stazione ferroviaria del paese stesso. Appare una villa patrizia con tanto di cappelletta laterale. Le mucche e i cavalli vengono attratti dall'acqua di un abbeveratoio che appartiene alla stessa famiglia della villa, visto anche uno stemma gentilizio ivi posto.
Nell'abbeveratoio, ancor più che durante il percorso, le mucche si strattonano per avere campo libero nella bevuta. Per proseguire il cammino, in questo punto detto Centocelle, si lascia il tratturo Celano-Foggia che prosegue verso Ripabottoni, e si prende il braccio tratturale detto Centocelle-Cortile, una sorta di raccordo fra tratturi. Il braccio aveva un tempo la larghezza di 30 metri, circa un terzo dei tratturi veri e propri che erano larghi 110 metri (la misura era in passi). Il braccio tratturale costeggia, si fa per dire la Statale 87 Sannitica, in verità è la strada che è stata costruita sul tratturo.
Le mucche hanno un loro percorso distinto che ogni tanto interseca la strada. Proseguendo ci si inerpica sul colle in località Femminamorta, agro di Monacilioni, arrivati in cima vi è una specie di risorgiva. Qui ci si accampa per far riposare gli animali e per fare una consistente colazione. Le mucche un pò brucano, un pò ruminano, un pò si riposano. Dopo un paio di ore e più si ode la voce del capo mandriano, è l'ora di ripartire. Si ridiscende il colle intersecando di nuovo la statale ed, in parte, utilizzandola a tratti, dopo i lavori della variante. Si arriva in agro di Campolieto e la mandria seguendo l’originale percorso, passa sotto il ponte ferroviario a 14 archi, costeggiando la ferrovia in prossimità della stazione di Campolieto e del passaggio a livello. Il percorso è in cresta alla collina per qualche centinaio di metri, ad un’altitudine di circa 900 metri slm. Si entra in agro di Matrice, si ridiscende leggermente e si attraversa il rivolo su un ponticello, sulla destra si scorge la Chiesa di Santa Maria della Strada in stile romanico. Di nuovo in cresta alla collina, si può godere di un bel panorama sia verso la vallata del Biferno che verso quella del bacino del Fortore. Dopo un po’ si riattraversa la Statale, in un tratto costeggiata, in doppio filare, da pini marittimi e si è in vista del capoluogo di regione Campobasso.
Dopo un breve percorso in discesa si arriva nei pressi della Taverna del Cortile in territorio di Ripalimosani. Qui termina il braccio tratturale Centocelle-Cortile e ci si immette nel Tratturo Lucera-Castel di Sangro. Essendo il punto più vicino a Campobasso, qui si radunano decine di persone, famiglie con bambini per vedere le mucche in transito.
Si attraversa la strada di raccordo Ingotte (che porta alla strada di fondovalle) e si risale il direzione di Ripalimosani, lasciandosi sulla destra, quasi al tramonto, la vista di Campobasso. Il percorso torna in cresta alla collina dove il tratturo conserva interamente la sua larghezza. Siamo alle Quercigliole luogo localmente famoso perché vi si svolge l’omonimo “palio”. Ormai è quasi notte e siamo in vista della meta, una collinetta, poco distante, su cui sorge la chiesetta della Madonna della Neve. Anche qui vi sono tantissimi spettatori e tanti altri ne arrivano, è una gran festa. Le mucche vengono fatte confluire in un recinto e si allestisce la cena collettiva e ci si prepara al bivacco. Domani è un altro giorno.
4° giorno Quercigliole-Acquevive di Frosolone. La mattina successiva ci si prepara prima dell’alba all’ultima tappa. Ancora non fa giorno quando, in un silenzio quasi assoluto, si odono i richiami dei mandriani e gli incitamenti alla mandria ad iniziare il percorso e a tenere le fila. Si deve evitare, anche qui, che le mucche vadano a calpestare le colture fuori dal percorso tratturale, ma questo vale soprattutto, come dicevo, per i percorsi in Puglia e in Basso Molise, nella zone di montagna spesso i terreni sono poco produttivi e vengono lasciati incolti. Ci si muove verso Santo Stefano una frazione di Campobasso situata proprio lungo il percorso tratturale nella discesa a valle.Anche qui gli abitanti locali offrono la prima colazione ai mandriani, ma non c’è tempo per una sosta prolungata.
Si giunge a valle e qui udiamo il rumore prorompente delle acque del Biferno. Il fiume ha una buona portata ma il suo attraversamento non è molto difficoltoso, almeno per i cavalli e le mucche. Il guado del Biferno è uno dei momenti più spettacolari ed emozionanti di tutto il percorso. Prima passano alcuni mandriani con i loro cavalli e poi le mucche con i vitellini, che, pur con l’acqua alla pancia, raggiungono la riva opposta che conquistano con uno slancio. Alcuni giovanotti, che da qualche anno si accompagnano lungo il percorso della transumanza, evidenziano qualche difficoltà nell’attraversamento. Ma ecco prontamente i mandriani che a modello di navetta, traghettano questi avventurosi, a dorso di cavallo, sul lato opposto. Un’esperienza davvero indimenticabile.
Un sottopassaggio, appositamente realizzato, permette di oltrepassare la strada a scorrimento veloce “Bifernina”. Una chiesetta posta a pochi metri indica che da lì passa il tratturo. Si scorge, in alto, un abitato con il suo castello, è Castropignano. E lì che la mandria è diretta affrontando un percorso alquanto ripido. L’attraversamento della parte periferica del paese avviene in un clima festoso con rinfresco e degustazione di prodotti locali.
Il percorso continua in salita fino a raggiungere il pianoro nei pressi dell’abitato di Torella del Sannio.. Qui ci si ferma e mentre le mucche brucano l’erba ed allattano i vitellini, i mandriani fanno colazione con pane imbevuto nel vino, come da tradizione, e prodotti caseari ed insaccati di produzione propria. Ma vi è anche l’apporto di pietanze delle genti locali che, festose, partecipano al banchetto collettivo.
Al richiamo del capo mandriano, alcuni uomini a cavallo vanno a radunare le mucche e si riparte. Si devia dal tratturo principale ed attraversando alcune frazioni ci si dirige verso Frosolone. Prima di arrivare in paese si passa dalla zona industriale e qui i commercianti locali offrono prodotti di ristoro ai mandriani in arrivo in un clima di festosità crescente. Si procede arrivando, che è quasi mezzogiorno, in paese. Il passaggio delle mucche per il centro del paese è accolto con gran festa, anche gli alunni delle scuole escono dagli edifici per assistere all’evento e manifestare la loro gioia. Sono allestiti punti per il ristoro con prodotti tipici del luogo, ma la mandria continua il suo percorso. Dall’alto, all’uscita dal paese, si gode di un bel panorama che permette di delineare una buona parte del percorso in territorio molisano.
Mancano pochi chilometri per la meta finale, il tratto è su una strada rotabile in discesa e si cammina velocemente. Già a distanza si sente il vociare di chi già è in attesa e il suono di un argonetto. Si arriva alla frazione di Acquevive, le mucche proseguono il loro percorso verso i ricoveri di montagna, più in alto, accompagnate solo da pochi mandriani. In basso continua la grande festa per l’accoglienza dei transumanti. Un tempo l’attesa era sentita, si tornava dalla Puglia dopo mesi di permanenza in quel luogo. Non c’era modo di spostarsi velocemente. Quello che noi oggi percorriamo in poche ore (sono 180 km di percorso), richiedeva giorni di cammino. I cavalli a seguito servivano per portare le vettovaglie e gli attrezzi per i recinti, quindi si andava tutti a piedi. Bei tempi?

I Tratturi del Molise

Valorizzazione dei Tratturi

Tratturi in degrado

Tratturi oggi

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