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La Diga di Occhito
costruzione e ricordi

La Diga di Occhito, come quella di Liscione, è realizzata in terra battuta e per la resistenza alla pressione dell'acqua sfrutta i principi dell'arco e della gravità. Sono, appunto, un pò arcuate ed offrono una vasta superficie (ricoperta con blocchi di cemento perfettamente affiancati) di contatto con l'acqua. Il peso dell'acqua conferisce la spinta verticale per matenere la diga salda alla base. In quelle ad arco di cemento, come quella del Vajont (legata alla tragica vicenda), c'è solo l'ettetto arco e non quello gravità.

La diga venne costruita dalla Società Sacop e, dal lato Carlantino, a qualche decina di metri dal letto del fiume, c'erano le baracche dove alloggiavano gli operai addetti alla costruzione. Erano delle casette in legno sul modello di quelle poste con il terremoto in paese. C'erano i servizi a anche il bar con tanto di ballatoio su cui seduti, mio nonno Michele e i suoi amici si sono fatti servire della birra. Io penso di aver preso un gelato, ma non ricordo, doveva essere tra marzo e aprile. Era Lunedì di Pasqua e ci si andava dopo la visita a Santa Maria. Ricordo che mangiammo il quel casone che, mi pare, appartenesse alla Famiglia de Rubertis ma in affitto o acquisito dalla famiglia Nato.
Mio nonno Michele mi portò a vedere la diga in costruzione, quando forse avevo appena 10 anni. Della diga, in costruzione, ricordo la base una spianata, già elevata di alcuni metri, che correva da una sponda all'altra. Non c'erano mezzi in evidenza per via del periodo festivo. Su questo enorme muro in costruzione, affluivano uno o più nastri trasportatori che prelevavano, anche a diverse centinaia di metri di distanza, il materiale dal letto del fiume per portarlo proprio nel luogo dell'erigendo sbarramento. Pare che sotto la diga, nel verso longitudinale, ci fosse un'intera galleria. Galleria che, però, non abbiamo visitato essendo sprovvisti de caschi di protezione. Per la stessa ragione e motivi di sicurezza, ho visto solo l'ingresso della galleria si servizio (che partiva prorio nelle vicinanze delle baracche) e conduceva ai tunnel acquedotto che sarebbero partiti dalla bocca di presa, che fu costruita, successivamente, all'nterno di quello che sarebbe diventato l'invaso.
I padrone della masseria dove eravamo andati a festeggiare la Pasquetta, amico di mio nonno, ma anche conoscente del custode della diga, invogliò quest'ultimo a portarci a visitare un profondo pozzo in cemento (che si trova a poca distanza dell'abitazione del custode). Si dovenano scendere molti scalini e si arrivava alla base della diga. Questo, però, penso di averlo fatto una seconda volta da più grandicello. Ricordo, infatti, delle alte colonne, forse a mecurio, che dovemano misurare la pressione dell'aqua (che evidentemente già riempiva il lago). Credo che il pozzo sovrasti la galleria di fondo e dà accesso ai locali di manovre per svuotare lil lago in caso di necessità. Credo che oggi, il tutto, venga comandato a distanza.
Credo che, ugulualmnte, in una successiva visita, visitai anche l'enorme bocca di presa in cemento, all'interno dell'invaso. Al tempo, il cantiere era ancora tutto aperto e credo che nei giorni festivi non ci fosse molta vigilanza. Ebbene entrati a livello di questa bocca, si dipartivano due enormi fori di cemento. Credo che avessero un diametro di almeno 3 metri ciascono. E sono proprio questi due tunnel-condotta che portano l'acqua in Puglia.
Il tunnel di acquedotto dalla diga ha una lunghezza totale di 17 chilometri ed è interrotto solo nell'attraversamento del torrente Sente, In questo punto vi è un apposito ponte-acquedotto.

Lo sbarramento (diga) di Occhito ricade interamente in territorio pugliese, ma solo perché il confine che "normalmente" segue il corso del fiume, in questo punto non lo segue più. Questo fu dovuto, nei tempi passati, alla caparbietà e alla prepotenza dei "signori" di Celenza (e Carlantino a cui il territorio appartiene), proprietari di quei terreni. Nel nuovo assetto geopolitico, conseguente alla istituzione della Provincia di Molise, quei territori (annessi nel 1811), al di qua del Fortore, sarebbero dovuti appartenere al Molise, ma i proprietari "padroni" si opposero fermamente. E quindi ingiustamente (Masciotta), quei territori, pur se al di qua del fiume, appartengono tutt'oggi alla Puglia. I proprietari attuali di quelle terre (Difesa delle Valli) sono molisani, di Colletorto.

Il Lago di Occhito

Invaso Piano dei Limiti?

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