I Vicoli del Borgo Antico

Una caretteristica del Borgo Antico sono i vicoli questi terminano con delle strettoie dove, con con difficoltà, riesce a passare una persona per volta. Queste strettoie erano necessarie per il deflusso delle acque, ma, essendo comunque delle aperture, dovevano essere strette in quella maniera per evitare incursioni di massa dall'esterno. Ma tra le case vi sono una serie di "ruare" necessarie per il drenaggio delle acque meteoriche e di "quant'altro" vi veniva buttato. Queste ruare sono oggi prevalentemente chiuse ed inaccessibili, alcune sono scomparse del tutto.
Le strettoie, "vicoletti aperti", che consentono tutt'oggi il passaggio di persone (e di turisti incuriositi), si trovano solo nei vicoli che dalla Portanova-Chiesa Madre scendono verso il lato sud del borgo (corso Bovio) fuoriuscendo da quelle che dovevano essere le antiche mura perimetrali. Sono le pareti stesse delle case in qualche modo fortificate.

Sono quattro i vicoli transitabili a piedi che hanno sbocco all’esterno del borgo antico. Sono diretti tutti verso il lato sud di quella che, un tempo, doveva essere la cinta muraria sull’attuale corso Bovio. In relazione al percorso scelto, se in entrata nel borgo o in uscita da esso, possiamo dare un ordine di comparsa per avere una visione univoca.

 

Uscendo dall’Arco sottoportico De Rubertis e portandosi su corso Bovio c’è quello che possiamo definire il primo vicolo. E’ forse il più lungo se non anche il più stretto. Dall’interno del borgo vi si accede dalla Portanova, deviando per il vico Di Blasio. Alla biforcazione si deve procedere a destra dove c’è un piccolo slargo, a sinistra del quale si diparte questa strettoia senza scalini.

 

 

 

Se da vico Di Blasio proseguimo dritti arriviamo al secondo vicoletto sfociante anch’esso all’inizio di corso Bovio. E’ piuttosto angusto in entrata, non vi sono scalini ma vi è la pavimentazione in pietra in continuità col vicolo del borgo.

 

 

Proseguendo ancora per corso Bovio troviamo tra i numeri civici 27 e 29 il terzo vicoletto stretto. Questo, internamente al borgo fa capo al Vico Poerio, che si diparte immediatamente dopo l’uscita dal sottoportico della sagrestia della Chiesa Madre (lato Portanova).

 

 

Proseguendo ulteriormente per corso Bovio, troviamo un gruppo di abitazioni in una soprelevata rientrante. A sinistra dello spiazzo, salendo alcuni gradini, troviamo il quarto vicoletto a strettoia anch’essa piuttosto angusta e con gradini che porta al vico Silvio Pellico. Questo vicolo, dall'interno del borgo, si biforca dal vico Ugo Foscolo, subito dopo l’ingresso del sottoportico della sagrestia e quasi all’uscita della porta secondaria della chiesa.

 

 

 

Il Vico Ugo Foscolo, a sua volta, conduce ugualmente fuori dal borgo, con un percorso quasi diretto verso la porta sud del borgo stesso. La porta, pur angusta verso il borgo, si rivela molto ampia verso l’esteno su corso Bovio, ma ha un percorso piuttosto ripido con scalini.

 

Per quanto attiene al Borgo di Campodifiore, che si sviluppa prevalentemente a Nord-Ovest, qui, oggi, non troviamo vicoli che si restringono verso l’esterno e transitabili, se non quelli det tutto aperti per le modifiche apportate nel tempo (Palazzo e costruzioni private). L’uscita principale di questo borgo, almeno nei tempi antichi era rappresentata dal Sottoportico di Campodifiore, affacciante ad ovest, dietro alla Chiesa del Purgatorio. Questa chiesa fu costruita alcuni secoli dopo (1726 e comunque nel corso dei primi decenni del 1700) rispetto all'origine del borgo (1300 circa). La porta affacciava su quella che oggi è la piazzetta e sull'ampia distesa dove è sorto il corso. Prima che venisse aperta la Portanova (suppongo nel periodo di ampliamento della Chiesa Matrice - 1730) la Porta di Camposifiore doveva essere "la Porta Maggiore della Terra" come dice Mons. Tria nelle sue Memorie Storiche del 1744.

 

Il problema del deflusso delle acque comunque riguardava l’intero borgo antico e, indipendentemente dal fatto che le strettoie fossero anche transitabili alla fine dei vicoli, per far defluire l’acqua piovana, c’erano delle cosidette “ruare” fuoriuscenti da quella che era, al temo, la cinta muraria. Si tratta di fenditure, lasciate appositamente durante le costruzioni delle case, tra più file di abitazioni, proprio per il deflusso delle acque. Erano delle vere e proprie cloache a cielo aperto a servizio delle abitazioni che vi si affacciavano. Essendo quasi di proprietà privata o acquisite a tale, nel tempo sono state murate e/o chiuse con portelli metallici, ma ancora accessibili per una eventuale ispezione. Al loro interno, oggi, sono visibili tubi di scarico che vanno ad allacciarsi alla rete fognaria.

 

Queste "ruare", anche ad un’osservazione sommaria, si possono individuare ancora lungo il perimetro murario esterno delle case. Nella mappa ho riportato quelle che ancora mostrano segni all’esterno delle case o dei palazzi.

 

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