La Facciata della Chiesa di S. Alfonso de' Liguori
finalmente visibile dal corso (così come l'aveva voluta il Marchese Rota) dopo 50 anni di occultamento

Carissimi colletortesi, avete notato che magnifica vista si offre al visitatore del nostro paese, anche nell’immagine televisiva, del complesso scalinata e chiesa del monastero? E pensare che la chiesa l’abbiamo tenuta nascosta per tanti anni, ancor prima del terremoto. Si tratta di un colpo d’occhio che si coglie con immediatezza, al pari dell’immagine della torre. Questa caratterizza il paese anche nella visone panoramica, l’altra, la chiesa, lo valorizza nei percorsi interni. Entrambi i monumenti sono emblemi di altrettanti momenti storici significativi del paese. La torre è posta quasi all’origine stessa del borgo antico (XIV secolo), ricorda la dominazione angioina e la necessità di avere uno strategico punto di osservazione sulla valle del Fortore e sulla vasta distesa del Tavoliere delle Puglie. Una posizione, quella della torre o comunque dell’abitato, risultata utile anche ai tedeschi, durante l’ultimo conflitto mondiale, per cercare di fermare l’avanzata degli alleati.

L’altro gioiello, appena riportato alla vista, è la chiesa del monastero e ricorda il periodo di espansione del paese e il definitivo congiungimento tra “colle” e “terra”. Si doveva dare un aspetto architettonico di continuità dell’ampio corso verso il colle e ciò avvenne nel 1700. Grazie alla munificenza del patrizio cremonese don Bartolomeo Rota, divenuto feudatario dei territori di Colletorto col titolo di Marchese, ma anche alla disponibilità, ai favori e al compiacimento del vescovo Mons. Tria, venne edificato il monastero con annessa la bellissima chiesa e, per accedervi maestosamente, la monumentale scalinata. Oggi, la scalinata, la vediamo usata per sfilate di moda, per rappresentazioni teatrali e per farvi discendere “veramente” una maestà con il suo seguito, la Regina Giovanna. L’uso che ne è stato fatto, prima dei nostri tempi, (non certo con la stessa valenza nobiliare, ma comunque con gran festa e partecipazione di popolo), è nei ricordi dei molti anziani e si tramanda, con i loro racconti, alle nuove generazioni. Se non sapete cosa avveniva durante la fiera che anticipava le festività, chiedete a loro!

Il decremento demografico dei nostri piccoli borghi molisani, riduce anche esigenze e prospettive di crescita e di conseguenza la realizzazione di notevoli e durature opere architettoniche. Allo stato attuale possiamo pensare di valorizzare al meglio ciò che abbiamo, come del resto è stato lodevolmente fatto di recente, riportando alla vista la facciata della chiesa del monastero così come l’aveva voluta e vista il Marchese Rota.

Michele Rocco